Il mito di zaffare i piccoli ascessi: c’è qualche novità. di Ciro Paolillo, MD - DEA di Udine

17.08.2009 09:53

I pazienti portatori di piccoli ascessi cutanei rappresentato circa l’1% delle nostre visite in PS. Pensiamo ai piccoli ascessi del cavo ascellare, o del gluteo o della parete addominale che quasi quotidianamente incontriamo.

L’incisione, il drenaggio e lo zaffo sono stati sempre considerati i 3 momenti essenziali nel trattamento degli ascessi cutanei. In particolare, dopo aver abbondantemente lavato e rimosso tutti i residui stipare la cavità con una garza pulita avrebbe il compito sia di effettuare una accurata emostasi sia di evitare che la cavità stessa si chiuda precocemente facilitando la fuoriuscita di materiale residuo. Questa manovra risulta molto poco tollerata dai pazienti, il più delle volte al controllo a 48 – 72 ore riferiscono dolore dovuto alla presenza del corpo estraneo “ritenuto”. Non solo, la presenza dello zaffo impone controlli ravvicinati (in genere a 48 ore) per rimuovere la garza ed infilarne una pulita. 

 In effetti non ci sono mai state delle grosse evidenze in materia: si è sempre fatto così.  Stipare vigorosamente la cavità con una garza è inutile per il controllo dell’emostasi in quanto trovandoci di fronte a piccoli e superficiali ascessi cutanei il rischio di una emorragia è molto basso, inoltre lasciare una garza in sede potrebbe anche fungere da tappo bloccando la fuoriuscita di eventuali secrezioni.

 

 Merito a questo gruppo di medici d’urgenza di Philadelphia che ha presentato un lavoro pilota eseguito su 48 pazienti portatori di piccoli ascessi cutanei (diametro non superiore ai 5 cm). I 25 pazienti incisi, drenati e dimessi senza zaffo sono stati medicati con una garza a piatto: hanno mostrato lo stesso decorso dei 23 pazienti dimessi con zaffo ed allo stesso tempo hanno riferito una VAS molto più bassa, facendo ricorso ad analgesici in misura decisamente minore. In particolare i pazienti trattati senza zaffo non hanno richiesto alcun ulteriore trattamento posto operatorio.

 

Dalla evidenza alla pratica clinica.

 La sequenza fotografica evidenzia una piccola cisti sebacea ascessualizzata del cavo ascellare. previa una minima anestesia locale si è proceduto alla incisione, quindi ad una abbondante irrigazione con fisiologica quindi quando dalla cavità veniva solo liquido chiaro è stata approntata una medicazione a piatto. Il decorso posto operatorio non ha presentato complicanze, in particolare non è stato necessario riaprire la cavità, il paz è stato dimesso con raccomandazione di assumere paracetamolo al bisogno e senza alcuna terapia antibiotica. E’ stato rivalutato dopo 48 ore, quindi a distanza di 7- 14 ed infine 21 gg. Dopo la prima medicazione fatta in PS, il paziente è stato invitato a medicarsi a casa, lavando la ferita quotidianamente. L’ultima foto scattata a 21 giorni evidenzia la completa guarigione. In 21 giorni il paz non ha mai avuto la necessità di assumere analgesici.

 

E’ uno studio pilota effettuato su un numero esiguo di pazienti ma certamente è da tenere a mente quando ci si trova ad incidere piccoli ascessi cutanei.

 

Dr. Ciro Paolillo, Medicina d’Urgenza e Pronto Soccorso Azienza Ospedaliero Universitaria Santa Maria della Misericordia di Udine ha commentato: G.F. O’Malley: Routine packing of simple cutaneous abscesses is painful and probably unnecessary. ACAD EMERG MED 2009; 16:470–473.

 

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ZAFFARE ASCESSI - Sequenza foto Paolillo.pdf (6,6 MB)

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